Emilio De Bono

La famiglia De Bono arriva a Cassano con l’esercito piemontese nel 1865.

Il padre Giovanni è tenente, alloggiato in palazzo Brambilla.Si innamora di Emilia Bazzi, figlia del farmacista Gaspare. Si sposa ed è padre il 19 marzo 1866 di Emilio.

Emilio studia a Milano, e nel 1882 frequenta la scuola militare di Modena, acquistando il titolo di ufficiale.

È tenente a Verona, a Vittorio Veneto, a Venezia, a Cesena, a Roma. Nel 1877 da Napoli parte per l'Africa dove l'Italia aveva iniziato la difficile e contrastata azione militare. Nel 1870 a Torino sposa Erminia Monti-Maironi. Nel 1912, durante la guerra di Libia, a lui nostalgico della terra d'Africa, è concesso di tornare il 9 giugno in Tripolitania.

Di questo periodo è l'inizio del Diario che compila per tutta la vita. Qui annota emozioni, riflessioni, reazioni di fronte all'incalzare degli eventi.

L’Italia arriva tardivamente alla colonizzazione dell'Africa. Giolitti intima alla Turchia lo sgombero della Libia. Sono occupate Tripoli, Tobruk, Derna, Bengasi. Vittorio Emanuele III proclama l'annessioni della Libia. Ma è difficile la sottomissione della Colonia.

Allo scoppio della Prima guerra mondiale, durante le operazioni militari esprime talvolta sentimenti antimilitaristi. Combatte sul Carso. Dopo la resistenza sul Grappa e la rivendicazione dell'onta di Caporetto, ottiene il titolo di tenente generale, ed è considerato l'eroe del Grappa. A questo periodo risale la canzone popolare "Monte Grappa" da lui rielaborata. Terminata la Grande Guerra De Bono è coinvolto da incertezze, contraddizioni, delusioni e amarezze, sollecitazioni che lo portano al primo approccio con la politica.

 

Parigi. Padiglione italiano all'Esposizione coloniale.

   De Bono e, alla sua sinistra, il ministro italiano

           delle Colonie, Lonza di Scalea (1925).

Una delle pochissime fotografie di De Bono in abiti borghesi

Nel 1922 entra ufficialmente nel PNF (partito nazionale fascista). È incaricato di collaborare alla stesura di un Regolamento nella Milizia fascista da affiancare all’esercito regolare, che viene pubblicato nell'ottobre 1922.

Il 16 ottobre nasce il quadrumvirato al quale Mussolini affida il compito di guidare la Marcia su Roma. La ricompensa per il ruolo svolto nelle convulse giornate di Roma è molto ridotta. De Bono si attende la nomina di Ministro della guerra; si deve invece accontentare di quella di Capo della polizia.

Il 12 gennaio è nominato Primo Comandante generale della Milizia Volontaria per la sicurezza nazionale. Ottima occasione per un ruolo congeniale alla sua mentalità militare: portare avanti la normalizzazione del fenomeno squadristico, diventare tutore dell’ordine e risolvere il rapporto difficile tra Milizia ed Esercito regolare.

La carica di Capo della Polizia lo coinvolge nel delitto Matteotti il 10 giugno 1924. Questo tragico evento provoca l'esonero di De Bono dall'alta carica e il suo trasferimento all'Alta Corte di Giustizia.

A conclusione del processo De Bono è nominato Governatore della Libia. Per tre anni e mezzo, dal 3 luglio 1924, si occupa di normalizzare l'ordine; occupa la Sirtica occidentale. Questa operazione è motivo della nomina a Grande Ufficiale dell'Ordine militare Savoia. La colonizzazione si realizza con l'immigrazione massiccia di Italiani, e la creazione di strutture amministrative, postali, telefoniche, di bonifica, sanitarie, strade, scuole.

Si costruiscono: la Galleria De Bono, il Lungo mare De Bono, la Via De Bono, il Castel De Bono, la Scuola De Bono. Sono portati a termine i lavori della Cattedrale, del palazzo del governatore, il real teatro Miramare, la sede della Banca d'Italia, il grande albergo municipale e il nuovo ospedale. Il 12 settembre De Bono è nominato Ministro delle Colonie, carica che lo impegna per sette anni. Negli anni 1938-1939 a colonizzare la Libia sono

introdotti trentamila Italiani. Diversi sono i Cassanesi che vanno per lavoro e direzione di opere da realizzare. Alcuni di essi vengono travolti dalle operazioni militari.

Nel 1933 Mussolini, che assume personalmente il portafoglio di Ministro della guerra, affida a De Bono l'incarico di preparare la guerra di Abissinia. De Bono nel gennaio 1935 si trasferisce ad Asmara, nominato il 6 aprile comandante di tutte le truppe. De Bono lamenta la mancanza di mezzi e l'inadeguatezza degli strumenti militari per l'operazione tanto sollecitata da Mussolini. Ma è costretto ad attaccare nonostante la minaccia delle potenze europee, specie della Francia e soprattutto dell’Inghilterra.
Sono conquistate Adua e Makallé. L’incertezza sulla opportunità di attaccare Amba Alagi gli costa la destituzione con la sostituzione del generale Badoglio in qualità di comandante delle operazioni militari in Africa .

 De Bono sul Carso (1915-1916)

 

De Bono a Roma è accolto nel Palazzo dei Marescialli d’Italia. Man mano diventa più critico il suo atteggiamento nei confronti del fascismo, soprattutto per lo scollarsi graduale del Partito e la Monarchia, l’adesione all’antisemitismo nazista e all’alleanza italo-germanica.

E' di questo periodo la polemica Balbo-De Bono. Balbo vanta la sua oculata e parca amministrazione nella costruzione della litoranea Balbia tra Tripoli e Bengasi, e confronta le spese e i prezzi dell'ing. milanese Piero Puricelli costruttore in pochi mesi della strada Zubah-Addi Caiech, già realizzatore della prima strada asfaltata del mondo (1925) e del ponte sulla Muzza nel 1914 a Cassano dove frantuma i sassi del fiume presso la Cantarana.

Già nel 1922 ha realizzato l'autodromo di Monza, nel 1927 l'autostrada Milano-Bergamo e nel 1931 la Bergamo-Brescia. E' proprio alla scuola del Puricelli che nasce la Ditta Colombo di Groppello d'Adda che tante opere stradali ha realizzato non solo  in Lombardia.

In Africa operavano gli Scalerà fratelli di Maddaloni, commercianti di residuati bellici,  fattisi imprenditori edili e diventati appaltatori privilegiati delle opere pubbliche e vincitori delle aste più golose.

 
 

Generale Emilio De Bono, con re Vittorio

 Emanuele III

 

In Eritrea c'è lavoro per tutti non soltanto per la Ditta Scalerà; anche Puricelli è attrezzato!

De Bono ritiene insulto personale il confronto amministrativo dell'operato di Puricelli e Scalerà e protesta con Mussolini.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939, De Bono denuncia ancora l’impreparazione militare dell'Italia e Mussolini lo nomina Ispettore delle truppe d’Oltralpe. È così che il Maresciallo visita l'Albania e la Libia senza risparmiare critiche e perplessità.

All’entrata in guerra dell'Italia, il 10 giugno 1940, De Bono assume il comando delle armate del Sud, presto abolite alla firma dell'armistizio con la Francia. Di fronte all’incalzare degli eventi militari, De Bono esprime pessimismo sia nei confronti del regime, come della Monarchia. Condanna soprattutto l'inadeguatezza della strategia di Mussolini e l'immobilismo del Re. Sente inaccettabili l'interferenza del Partito Fascista nelle cose militari e inaccettabile il progetto di rendere la Milizia non più organismo di volontari, ma a reclutamento di leva.

Il 12 novembre 1941 muore la moglie. De Bono scompare quasi completamente da Cassano. Lo si trova più frequentemente a Torino e a Roma.

Mantiene aperta la corrispondenza confidenziale con il prevosto mons. Aristide Favalli.

Ai primi segni del disastro imminente quali gli scioperi del 1943 e lo sbarco in Sicilia del 10 luglio intuisce che la crisi militare è imminente e irreversibile. Infatti il 19 luglio Roma è sottoposta al massiccio bombardamento.

Il 24 luglio riunione del Gran Consilio del fascismo. Dino Grandi presenta un Ordine del giorno in cui si chiede che il Re, e non più il capo del Governo, assuma il comando delle forze Armale, secondo l'articolo lo 5 dello Statuto.

È chiesta anche a De Bono la sottoscrizione dell'ordine del giorno.

L’occasione per il Maresciallo di difendere l'onore dell'esercito italiano, sconfitto non per ignavia, ma per inadeguatezza di mezzi e l'impreparazione sempre denunciata. Il voto di De Bono a favore dell'ordine del giorno di Grandi trascina l'adesione di 18 consiglieri su 28. Così è decretata la caduta del fascismo.

 


L’Asmara, 1935: De Bono con la moglie fra dignitari eritrei.

Il 3 gennaio 1944 De Bono da Cassano è trasferito a Verona, dove è fucilato l'11 al termine di un processo farsa. Il giorno 25 è sepolto a Cassano.

La lapide che lo ricorda dice: "Il Maresciallo d'Italia Emilio De Bono è qui sepolto. Fu e volle essere soprattutto un soldato".

A De Bono sono attribuite le ultime parole "Perdonate lo sconforto d'un soldato offeso in ciò che gli è più caro, l'onore". È stato un soldato prestato alla politica e da essa drammaticamente deluso.

 

  La lapide sulla tomba di De Bono al cimitero di Cassano d'Adda

 

Emilio De Bono ha scritto le seguenti pubblicazioni:

 

La guerra come e dove l'ho vista e combattuta io - Mondadori - Milano 1935.

Nell'esercito nostro prima della guerra - Mondadori - Milano 1931.

La preparazione e le prime operazioni - Istituto Nazionale di Cultura Fascista -Roma 1937.

 

 

Hanno scritto….

 

Franco Fucci, Emilio De Bono, Il maresciallo fucilato, Mursia 1989.  

Marco Galbusera, Emilio De Bono: un Cassanese scomodo in "La Vita Cattolica" del 10 gennaio 1994.

 

 

 

Il contenuto di questa pagina è tratta dal libro: “Un Borgo e la sua gente n. IV di Carlo Valli”

 

Nel cinquantenario della morte di Emilio De Bono

Mezzo secolo ormai ci separa dalla morte di Emilio De Bono. La lapide scoperta per volontà dello stesso defunto nel cimitero di Cassano così infatti ricorda: " Maresciallo d'Italia Emilio De Bono è qui sepolto Fu e volle essere soprattutto un soldato".

È nato a Cassano d'Adda il 19 Marzo 1866 - È morto a Verona l'11 Gennaio 1944. (Così dispose)

A tale distanza di tempo dagli eventi non saranno molti i Cassanesi, soprattutto l'ultima generazione, ad essere informati sul ruolo svolto da questo "soldato", come egli volle definirsi, non soltanto nell'ambito circoscritto del paese, ma nelle più ampie coordinate spazio-temporali dell'Italia della prima metà del secolo. Il nostro articolo si propone semplicemente uno scopo informativo, senza la pretesa di porsi nella prospettiva storico-politica, per non sottrarre agli specialisti il loro compito di valutazione critica dell'argomento. Su questo nostro concittadino esiste infatti una ricca bibliografia realizzata ad opera di studiosi accreditati oltre a un vasto repertorio di fonti alle quali è possibile attingere per delineare un profilo dell'uomo De Bono e comprendere la complessa fase storica che lo vide tra i protagonisti. La sua esperienza politica ebbe una conclusione tragica come i Cassanesi meno giovani senz'altro ricordano. A Verona infatti, all'età di 78 anni, fu fucilato in seguito a condanna formulata alla conclusione del processo istruito dalla Repubblica di Salò contro lo stesso De Bono, Ciano, Marinelli, Gottardi e Pareschi accusati di alto tradimento nei confronti del regime fascista per l'atteggiamento assunto durante la riunione del Gran Consiglio nella notte tra il 24 e il 25 luglio del 1943 che destituì Mussolini e lo sottopose all'arresto. Senza la pretesa di decodificare il difficile momento storico che l'Italia stava attraversando, è interessante focalizzare l'attenzione sull'atteggiamento che De Bono ha assunto di fronte alla tragica morte che lo attendeva. Un testimone di primaria importanza delle sue ultime ore di vita fu don Chiot, incaricato di dare conforto religioso ai condannati. Le memorie di questo sacerdote furono pubblicate sotto la cura e il commento di Lino Rizzi. Da quei documenti a De Bono sono attribuite parole sature di dignità e di dolore: "Perdonate lo sconforto d'un soldato offeso in ciò che gli è di più caro, l'onore...". "Ma l'uomo è più del soldato, e dinnanzi alla morte è l'uomo che vale". In queste frasi pronunciate in "articulo mortis" sta forse tutta la chiave di lettura della vita di De Bono, soldato prestato alla politica e da essa drammaticamente deluso. Nell'imminenza dell'esecuzione per De Bono infatti le prospettive della vita terrena sembrano annullarsi per lasciare spazio alle considerazioni su ciò che sta "oltre". A don Chiot, prima che il plotone di esecuzione si schieri, mormora: "Dica a suor Eulalia che preghi per me per l'altra vita, perché in questa ho fatto bago" (espressione popolare per dire: "Ho fallito"). Si ha la chiara sensazione che il condannato tracci un bilancio in rosso del proprio operato e consideri l'azione politica quasi un tradimento della originaria vocazione militare. Così testimonia anche la frase impressa sulla lapide tombale realizzata a Cassano per sua disposizione.

A Cassano volle essere sepolto in un definitivo approdo di pace. Il paese in quei lontani giorni del Gennaio 1944 accolse il suo ritorno senza i temuti disordini da parte dei fascisti, ma in un glaciale silenzio di lutto. A Cassano De Bono era legato da vincoli di sangue e di memorie oltre che di affetti.

 Estratto da: Da: “I Quaderni del Portavoce n. 32” di Carlo Valli. Autore dell’articolo prof. Anna Bolchini